Non c'è due senza tre. Nel 2005 la Cina mandò in orbita due astronauti, ma da ieri, 300 chilometri sopra le nostre teste, orbita la navetta spaziale Shenzhou VII, che di astronauti ne porta invece tre per quella che è di gran lunga la missione più impegnativa mai tentata dai cinesi.
Scopo dell'impresa, della durata di 70 ore circa, è effettuare la prima passeggiata spaziale cinese della storia. Sarà il 42enne Zhai Zhigang a eseguirla, qualificando così il suo Paese come la terza nazione al mondo in grado di farlo autonomamente. Zhai uscirà dalla navetta fra venerdì e sabato, recupererà un esperimento posto all'esterno e sorveglierà il rilascio nello spazio di un satellite.
Dopo essere partita ieri, 25 settembre, sulla sommità del razzo vettore Lunga-Marcia-II, alle 15.10 ora italiana dalla base di lancio di Jiuquan, nella regione nordorientale dello Gansu, in Cina, la navetta rientrerà a terra nel Nord della Mongolia.
Nomi di persone, mezzi e località cinesi forse ostici per noi, cui però dovremo abituarci in fretta, visti i risultati che quel Paese sta ottenendo in campo spaziale. E non solo per onore della scienza ma anche, e forse soprattutto, per dimostrare l'ormai perfetta padronanza di tecnologie di accesso, uso e controllo dello spazio, con ovvie ricadute sul lato commerciale e militare. Questa missione punta anche ad affermare definitivamente lo status di grande potenza raggiunto dalla Cina e non è certo un punto di arrivo, ma anzi il primo dei tre gradini di un nuovo corso del programma di volo spaziale umano. La prossima tappa sarà agganciare più veicoli spaziali in orbita e poi avere una vera e propria stazione spaziale cinese. Non mancano i piani per far allunare un veicolo robotico sulla Luna agli inizi del prossimo decennio.
Quando arriverà troverà però sul suolo lunare una bandiera indiana ad aspettarlo. Sarà quella portata da Chandrayaan-1, la prima missione robotica verso la Luna dell'India. Il lancio è per l'ultima settimana di ottobre: dopo dieci giorni, il mezzo spaziale entrerà in orbita attorno al nostro satellite naturale e vi lascerà cadere la bandiera con i tre colori dell'India, bianco, arancio e verde. Azione puramente dimostrativa dato che il vero scopo è mappare con una serie di sofisticati strumenti, alcuni dei quali europei, il suolo lunare e le sue eventuali ricchezze minerarie, oltre a individuare una regione per l'allunaggio del primo vero e proprio esploratore robotico indiano previsto per il 2012. Come la Cina anche l'India è oramai una grande potenza in campo spaziale e ha compreso l'importanza di sviluppare tecnologie avanzate poi rivendibili in altri campi e formare una classe di ingegneri ad altissima qualificazione.
La corsa allo spazio è insomma oggi una questione soprattutto asiatica, che si gioca fra Cina, India, ma anche Giappone e, forse, la Corea. Tutto questo mentre Stati Uniti, Russia ed Europa si trovano in una situazione del tutto nuova dopo il raffreddamento delle relazioni fra Usa e Ue da una parte e Russia dall'altra per il conflitto georgiano. Mentre l'Europa si dilunga da anni nel dibattito sul possibile sviluppo autonomo del volo spaziale umano e la Russia ha difficoltà finanziarie evidenti a continuare il programma spaziale, la Nasa ha un grosso problema legato alla Stazione Spaziale Internazionale, Iss. Per farci arrivare i propri astronauti ha infatti solo la vecchia navetta spaziale Shuttle, che a ogni volo presenta qualche inconveniente. Non può utilizzarla oltre il 2010, salvo andare incontro a un programma di riqualificazione per la sicurezza costosissimo, imposto dal Congresso. Il prossimo veicolo spaziale statunitense per il volo umano, la navetta Orion, non sarà pronto fino al 2015 almeno.
La Nasa pensava di colmare questo vuoto di cinque anni con un accordo con la Russia per utilizzare la loro navetta spaziale Soyuz. Per farlo però ha bisogno del nullaosta del Congresso; fino a pochi mesi fa tutto bene, ma ora ottenerlo sembra un impresa molto ardua.
Situazione di stallo quindi, e si stanno cercando soluzioni alternative, rivolgendosi anche, per la prima volta direttamente al mercato industriale privato. La Nasa infatti ha finanziato un progetto in questa direzione per 450 milioni di dollari: altri 400 sono in arrivo. In questo modo lo Shuttle potrebbe andarsene finalmente a riposo, e la palla passare maggiormente alle società che pensano di fare business con lo spazio.
Per la Nasa comunque, oggi come oggi, soddisfare il progetto del presidente George W. Bush di tornare sulla Luna e poi da lì andare su Marte, sembra assai complicato. Meglio iniziare a pensare che il primo uomo a porre di nuovo il piede sulla Luna nel 2020 potrebbe non essere occidentale, ma avere gli occhi a mandorla o venire dalle rive del Gange.